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La miracolosa conversione dell'Ebreo Alfonso (Maria) Ratisbonne
Per mezzo dell'intercessione della Beata Vergine Maria
Nel Novembre del 1830 la Beata Vergine Maria apparve ad una giovane novizia nel convento delle Suore della Carità presso Rue du bac, Parigi, Francia. Il nome della novizia era Caterina Labouré. Questa non fu la prima volta per cui vedesse la Madonna, bensì essa fu la più significativa. Nostra Signora apparve reggendo un globo, il quale ella innalzò mentre fissava il Cielo pietosamente, significando la verità per cui ella prega per il mondo intero. Dopodiché, il globo sparì e la visione mutò. Nostra Signora estese entrambe le mani, dalle quali fuoriuscirono dei raggi lucenti. Attorno a lei formossi un arco con su di esso incise le seguenti parole: "O Maria concepita senza peccato, pregate per noi, che a voi siamo ricorsi.".
Nostra Signora domandò che venisse battuta una medaglia mostrante questa visione. Sul retro della medaglia ella domandò la raffigurazione di 2 cuori, il suo e quello del Cristo, con una croce sormontante la lettera M. Ella promise che Iddio avrebbe concesso grandi grazie tramite questa medaglia ai Cristiani che avrebbero essa udito pietosamente. Con grande difficoltà Suor Labouré convinse il suo confessore ad ordinare la battuta della medaglia. Essa fu finalmente approvata, battuta e circolata. Originariamente conosciuta come la medaglia dell'Immacolata Concezione essa divenne tosto celebrata come la medaglia miracolosa, perciocché accadevano veramente tanti miracoli di guarigione e di conversione a coloro i quali essa indossavano. Nulladimeno, sebbene il Papa medesimo possedesse una medaglia miracolosa, essa fu inizialmente più popolare in Francia; essa non si stabilì fermamente a Roma, Italia, e nel mondo sino alla miracolosa conversione di Alfonso Ratisbonne.
Rue du bac, Parigi, Francia, luogo in cui la medaglia miracolosa fu per la prima volta rivelata a Santa Caterina Labouré.
Balzo in avanti nel tempo al 06/01/1842. Alfonso, un giovane banchiere Ebraico, è appena giunto a Roma, Italia. Il rampollo della famiglia Ebraica più importante di Strasburgo, Francia, egli è un uomo del mondo: benestante; rifinito; sofisticato; agnostico, già ateo, ed un buon amico dei Rothschild, interamente a suo agio nei saloni della nobiltà. Ad anni 28 egli è fidanzato con sua nipote, Flora Ratisbonne, la quale intende maritare nell'Agosto venturo. Momentaneamente egli sta visitando l'Europa e l'Oriente, parzialmente per piacere e parzialmente per questioni di salute, un ultimo svago prima di stabilirsi con Flora e di assumere una comproprietà presso la banca di suo zio.
Alfonso non intendeva visitare Roma, Italia. Egli è ferocemente anti-Cattolico. Per sue stesse parole, l'esatto nome dei Gesuiti lo provoca alla furia. Egli ha sempre caldeggiato questa antipatia per il Cattolicesimo, tuttavia, essa si è intensificata esponenzialmente da quando suo fratello maggiore, Teodoro, è diventato un convertito e successivamente un sacerdote. Pertanto, l'ultimo esatto posto al mondo che Alfonso avrebbe voluto visitare è Roma, Italia. Ciò malgrado, in qualche maniera è qui giunto. A Napoli, Italia, egli si è in qualche modo imbattuto nella fila di biglietto sbagliata ed in preda all'irritazione, anche dopo avere realizzato cosa fosse accaduto, egli è ivi rimasto, prenotando un passaggio sul treno insino a Roma. Sicché, eccolo qui, godendosela al meglio, girando avidamente le rovine Romane ed i musei in compagnia della guida pagata.
Improvvisamente egli ode chiamare il suo nome, voltandosi. È il suo vecchio compagno di scuola di Strasburgo, Francia, Gustavo De Bussière, un Protestante. I compari Protestanti non infastidiscono Alfonso; solamente i Cattolici egli non sopporta. I 2 riaccendono vivamente la loro amicizia. Dipoi, allorché Alfonso visita Gustavo egli incontra il fratello di quest'ultimo, il barone Teodoro De Bussière, un convertito al Cattolicesimo ed un buon amico del fratello sacerdote di Alfonso. Alfonso prova un aborrimento istintivo verso questo zelante convertito Cattolico, tuttavia, egli sa che il barone è un esperto di Costantinopoli, Turchia, la quale Alfonso intende visitare, sicché, egli accetta immantinente di contare su lui per dei consigli sul viaggio. Questa veloce promessa si rivela essere la disfatta di Alfonso.
Nel seguente paio di giorni circa Alfonso visita la chiesa dell'Aracoeli, nella quale i canti solenni lo toccano profondamente; egli è così mosso da scoppiare a piangere, pur non potendo porre il suo dito su di ciò che lo ha toccato. Subito dopo, però, egli visita il notorio ghetto Ebraico Romano, in cui la palpabile miseria della sua gente rinnova in lui la furia contro qualunque aspetto Cattolico. Da lì egli si reca in visita al barone De Bussière. Egli non intende effettivamente visitarlo, tuttavia. Piuttosto, egli desidera lasciare meramente il suo biglietto da visita per poi dipartire. Nondimeno, l'usciere del barone confonde l'intenzione di Alfonso, facendolo accomodare nel soggiorno, dove il barone, la moglie e le loro giovani figliole si ritrovano in famiglia.
Inizialmente il barone ed Alfonso si scambiano meramente dei complimenti insignificanti. Dopodiché, Alfonso menziona casualmente la sua visita all'Aracoeli; egli racconta la strana emozione da lui percepita, il vago risveglio religioso. Improvvisamente egli nota la viva espressione del barone, la quale appare comunicare: "Voi un giorno sarete un Cattolico.". Disgustato dallo zelo del barone Alfonso descrive la sua vista al ghetto Ebraico. Egli si lancia in un vizioso attacco contro la Chiesa Cattolica, la quale egli ritiene responsabile per tutta la miseria sopportata dagli Ebrei sin dai tempi del Cristo. Imperturbato il barone risponde estollendo le glorie del Cattolicesimo. Alfonso replica sarcasticamente, ridicolizzando apertamente la "superstizione" Cattolica. Solamente la presenza della signora De Bussière e delle fanciulle lo trattiene dalla franca bestemmia.
Finalmente, il barone opera una proposizione straordinaria. "Dacché voi aborrite la superstizione e sposate tali visioni liberali", egli domanda ad Alfonso, "considerereste sottomettervi ad una semplice prova?". "Quale prova?". "Indossare qualche cosa che io vi darò. È una medaglia della Santa Vergine. Appare assai ridicolo a voi, indubbiamente. Ma quanto a me, io le assegno molta importanza.", mostrando ad Alfonso la medaglia miracolosa attaccata ad una corda. Alfonso è impietrito. Egli può credere a stento all'insolenza del barone. Tuttavia, da uomo del mondo, egli non vuole apparire lamentarsi troppo. Pertanto, egli acconsente, citando rilassatamente una frase dalle Storie di Hoffman: "Se non mi recasse alcun beneficio almeno non mi recherebbe alcun danno.".
La piccola figliola del barone pone la medaglia intorno a collo di Alfonso ed Alfonso scoppia a ridere: "Ah, ah! Eccomi qui, Romano, Cattolico ed Apostolico.". Ciò malgrado, il barone si spinge oltre. "Non è abbastanza vestirla meramente", egli comunica: Alfonso deve anche acconsentire di pregare una semplice orazione, il Memorare di San Bernardo. Ciò è troppo: "Che questa scelleratezza cessi.", esclama Alfonso. Poiché la menzione di San Bernardo gli ha rammentato suo fratello, l'abate Teodoro Ratisbonne, autore di una biografia del santo Cistercense. Qualunque cosa che rammenti ad Alfonso suo fratello traditore scatena in lui l'ira. Ciononostante, il barone persiste. Se Alfonso si rifiutasse di pregare questa breve orazione, egli insiste, egli con ciò renderebbe l'intera prova nulla e vuota. Sicché, Alfonso acconsente. Agli ordini del barone egli accetta persino di copiare il Memorare. Egli, dunque, lo intasca e se ne va, largamente divertito dall'intero assurdo episodio.
Tuttavia, quella notte, sul tardi, allorché egli copia meccanicamente l'orazione, accade qualcosa. Egli non riesce a togliersi dalla mente le parole del Memorare. Esse lo tormentano - avrebbe dopo raccontato - come una vessante melodia che non si riesce a sloggiare dalla propria testa. Senza ripresa, con crescente irritazione, egli mormora questa ingombrante orazione di San Bernardo. Diverse volte, durante i giorni seguenti, il barone conduce Alfonso alla visita dei siti. Non importa quale monumento essi visitino, il barone riesce sempre ad incentrare la conversazione sul tema della religione. Ciò irrita Alfonso, tuttavia, egli è impotente. Egli respinge spesso il proselitismo del barone con dell'impertinenza rasentante la blasfemia. Ad un certo punto il barone assicura Alfonso nel seguente modo: "Io sono convinto che voi diverrete un Cristiano un giorno, anche se il Signore dovesse inviare un angelo dal Cielo per fare sì che ciò accada.".
"Che faccia in fretta", risponde Alfonso seccatamente, "poiché altrimenti la cosa potrebbe diventare difficile.", con il labbro arricciato in una risata di scorno. Durante la stessa occasione, mentre la carrozza supera la Scala Santa, il barone si toglie improvvisamente il cappello ed esclama: "Salve, santi scalini. Ecco un futuro pentito che un giorno vi salirà in ginocchio.". Ciò irrigidisce Alfonso. Egli non può credere che il suo compagno stia salutando "un mucchio di stupidi scalini". Qualche minuto dopo, passando per i deliziosi giardini di una villa locale, Alfonso rimuove il suo cappello ed imita in parodia il barone: "Salve, vere glorie della natura. È a voi che occorre prestare omaggio e non ad una stupida scalinata.".
Infatti, l'incessante proselitismo del barone sta incominciando ad innervosire Alfonso. Lontano dall'attirarlo verso il Cattolicesimo esso lo sta repellendo sempre più lontano. Eppure, il barone, impavido, persiste. Tuttavia, il barone non si sta affidando solamente al discorso, egli sta anche pregando molto intensamente e lo stesso stanno facendo i suoi amici, i suoi compari della comunità cavalleresca Romana degli aristocratici Francesi espatriati. Fra tali amici notasi il conte de La Ferronnays, già diplomatico, un tempo un notorio libertino ma oggi un devoto e fervente Cattolico. Mosso dalle suppliche del barone il conte si ferma in una chiesa e prega ferventemente "oltre 20 del Memorare" ai fini della conversione del "giovane Ebreo". L'esattamente medesima sera il conte soffre un infarto fatale. Dopo la ricezione dei suoi ultimi Sacramenti egli muore devotamente, circondato dalla sua amata famiglia.
La scena per la conversione di Ratisbonne è ora pronta. È la notte tra il 19 ed il 20 di Gennaio. Alfonso intende lasciare Roma, Italia, il giorno seguente. Nel mezzo della notte egli è duramente svegliato. Ai piedi del suo letto egli vede una grande croce, non un crocifisso, assai distinta, "senza il Cristo". Egli tenta di smuovere il peso indesiderato, non riuscendovi. Non importa dove egli guardi lì esso è. Quando anche egli chiuda gli occhi egli lo vede. Finalmente, esausto, egli si addormenta. Una volta risvegliato al mattino egli si è dimenticato della sua notturna visione. Alfonso prepara le valigie, fa colazione ed esce per prestare i suoi saluti. Egli si imbatte in Gustavo ed i 2 discutono di una prossima cerimonia religiosa, la benedizione Papale degli animali in Piazza San Pietro. Essi sono entrambi largamente divertiti dall'intera nozione di una tale cerimonia, così colgono questa opportunità onde deridere e schernire il Cattolicesimo. "Seguì una serie di derisioni e di attacchi.", riporta la lettera di Alfonso, "siccome quelli che potete immaginare tra un Ebreo ed un Protestante.".
Dopo avere lasciato Gustavo Alfonso si ferma al Caffè Greco per leggere il giornale. Egli si imbatte in qualche altro amico espatriato, indi discutendo di cose frivole come l'eccellente ballo della serata precedente. Dopodiché, Alfonso esce al brillante sole Romano. È appena passato mezzodì. Entro qualche instante egli incontra la carrozza del barone De Bussière. Il barone lo invita per un'ultima gita finale. Prima, però, spiega De Bussière, egli si deve fermare presso la chiesa di Sant'Andrea delle Fratte per una breve visita. Un suo caro amico, il conte de La Ferronnays, è appena deceduto, egli comunica, ed egli deve finalizzare i preparatori del funerale. Essi si fermano in chiesa. De Bussière annuncia di impiegare solamente qualche minuto, pertanto, Alfonso dovrebbe attendere nella carrozza con la signora De Bussière; Alfonso, tuttavia, decide di entrare e vedere l'interno della chiesa.
Non vi è molto da vedere. La chiesa è "povera, spoglia e brutta", scevra di arte ed architettura di rilievo alcuna. Alfonso si guarda attorno meccanicamente mentre De Bussière si sbriga a consultarsi con i frati. Alfonso è solo. Improvvisamente un grosso cane nero gli compare davanti minacciosamente. Un instante dopo, però, il cane scompare. Infatti, sparisce tutto, come se un velo fosse levato sull'interno della chiesa. Una luce brillante squarcia da un lato della cappella, la cappella degli Arcangeli. È come se tutta la luce fosse concentrata in quel singolo punto. Al centro della luce Alfonso la vede. Ella è levata sull'altare, "alta, brillante, piena di dolcezza e maestà". Ella è così ciecamente bella che, dopo uno sguardo al suo volto, egli abbassa i suoi occhi. Egli prova ripetutamente a rialzare i suoi occhi, onde mirare quel soave viso. Ciò malgrado, egli non può. Egli non può levare i suoi occhi oltre il livello delle sue mani, le quali sono protratte, con luce fuoriuscente dalle sue dita, siccome nell'immagine presente sulla medaglia miracolosa.
Le sue mani, però, sono molto espressive. Ad Alfonso esse comunicano "tutta la tenerezza della Divina pietà". Con un mano ella fa lui cenno di avvicinarsi. Egli si avvicina, in ginocchio. Dopo essere avanzato di qualche passo ella fa un altro cenno, come volere significare: "Basta, va bene.". Dopodiché, mentre egli fissa la luce fuoriuscente dalle sue dita, egli riceve il dono della sapienza infusa. Più velocemente del pensiero egli comprende tutto: la sua profonda peccaminosità, specialmente l'enormità del Peccato Originale; l'infinito amore e l'infinita misericordia di Dio verso i poveri peccatori, rivelata nell'Incarnazione e nella Crocifissione; la bellezza della verità del Cattolicesimo; la realtà della reale presenza del Cristo nel Santissimo Sacramento. Un agnostico Ebraico allevato in un ambiente scettico ha giammai udito il termine Peccato Originale; ora, egli sa immantinente ciò che esso è, più profondamente che se lo avesse studiato per anni. L'intera esperienza dura dei meri istanti.
Il barone De Bussière ritorna dalla sua conferenza con i frati. Egli si guarda intorno. Dove è Ratisbonne? Finalmente, egli scorge il giovine: accasciato; inginocchiato, con la testa contro la ringhiera dell'altare presso la cappella degli Arcangeli. Il barone si avvicina. Una volta, due volte, tre volte, egli batte Alfonso sulla spalla. Nessuna risposta. Finalmente, Alfonso si riprende. Egli si gira verso il barone "con il viso in lacrime", giunge le mani ed esclama: "Deh! Quanto ha pregato per me quel signore.". "Quel signore" è il conte de La Ferronnays, il quale Alfonso ha giammai incontrato. Nessuno aveva comunicato ad Alfonso che il conte stava pregando per lui. Piuttosto, gli è appena stato rivelato, nella medesima luce sovrannaturale in cui egli ha ricevuto la sapienza infusa della verità Cattolica. De Bussière è attonito. Egli implora Alfonso di spiegarsi, nonpertanto, Alfonso non ne è capace. Egli singhiozza in maniera troppo intensa, nel mentre mormorando: "Quanto felice sono io; quanto è buono Iddio; quanto debbono essere commiserati i peccatori!".
Il barone aiuta Alfonso ad uscire ed a salire nella sua carrozza. Egli lo conduce all'albergo Serny, nel quale alloggia Alfonso, sciogliendo la sua cravatta onde respirare. Tuttavia, Alfonso è ancora singhiozzante, avvinghiato alla sua medaglia miracolosa, mormorando grazie a Dio. Finalmente, egli si volta verso il barone, lo abbraccia e con un volto "pressoché trasfigurato" annuncia: "Conducetemi da un confessore. Quando potrò ricevere io il Battesimo, senza il quale non posso più vivere?". "Cosa è accaduto?", esclama il barone: "Che cosa hai veduto?". "Quello", dice Alfonso, "io lo posso rivelare solamente in ginocchio ad un sacerdote.". Sicché, il barone lo mena al Gesù, la chiesa madre Gesuita, onde incontrare Padre de Villefort. Ivi, Alfonso tenta di spiegarsi, nulladimeno, egli è ancora talmente tanto singhiozzante che è inintelligibile. Finalmente, egli si calma, si toglie la medaglia miracolosa dal collo, la innalza e grida: "Io l'ho veduta, l'ho veduta!".
Dopodiché, mentre il barone ed il sacerdote ascoltano meravigliati, Alfonso racconta l'intera storia. Egli conclude con una dichiarazione enigmatica la quale colpisce i suoi uditori forzosamente: "Ella non ha pronunciato una parola, ma io ho compreso tutto.". 11 giorni dopo Alfonso viene battezzato al Gesù. Colà vi sono tutti quanti, poiché la nuova della conversione di Alfonso ha generato stupore. La sua famiglia, difatti, è rinomata in tutta Europa. I presenti tentano di interloquire con il giovane convertito, ma egli non è cosciente. Tutto ciò che importa lui è il Battesimo e, dopodiché, la Santa Eucaristia. Egli è così sopraffatto dall'esperienza di ricevere il Signore Eucaristico che deve essere sorretto da De Bussière, il suo sostenitore Battesimale, durante il ritorno dall'altare al suo posto.
Il mese seguente il Vaticano tiene un processo canonico onde investigare le circostanze aventi avvolto la conversione di Alfonso. Appresso una lunga investigazione e molte deposizioni esso conclude che la sua improvvisa conversione è stata interamente miracolosa, un atto Divino operato tramite la possente intercessione della Vergine. La conversione di Ratisbonne viene largamente percepita come una conferma da parte del Cielo dell'efficacia della medaglia miracolosa. La devozione incomincia a spargersi sempre di più.
Il Luglio successivo Alfonso entra a fare parte dei Gesuiti. Egli trascorre 10 anni fruttuosi nel petto della Società. Poi, con il permesso Papale, egli lascia onde aiutare suo fratello Teodoro a fondare la Congregazione di nostra Signora di Sion, dedicata alla conversione degli Ebrei. Alfonso trascorre il resto della sua vita da santo sacerdote, travagliante fra gli Ebrei e gli Arabi in Terra Santa. Egli stabilisce orfanotrofi e scuole per i bambini poveri, edifica la chiesa di Ecce Homo e vive una vita di straordinaria santità. Egli muore ad Ein Carem, Gerusalemme, Palestina, il rinomato sito della Visitazione. Sul letto di morte egli entra in estasi, vedendo apparentemente, per un'ultima volta avanti la sua morte, la Signora della medaglia miracolosa.
Le fonti principali di questo aneddoto sono il conto di Alfonso Ratisbonne della sua conversione, il conto del barone De Bussière ed un libro ad opera di Padre Renato Laurentin dal titolo 20/01/1842, Maria apparve ad Alfonso Ratisbonne.