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Obiezione 8: San Roberto Bellarmino affermò che non si può deporre un Papa ma che si potrebbe resisterlo lecitamente. I sedevacantisti giudicano, puniscono e depongono il Papa.
Risposta: molti di coloro credenti nella menzogna per cui Antipapa Francesco è il Papa, rigettanti però le azioni ufficiali della sua Anti-Chiesa Cattolica, come il Vaitcano II, tentano di scorgere una giustificazione per la loro falsa posizione in tale passaggio di San Roberto Bellarmino. Infatti, tale passaggio è uno dei pezzi di "evidenza" più comunemente utilizzati dalla gente contro la posizione sedevacantista. Sfortunatamente, il passaggio è stato completamente disapplicato e distorto.
Innanzitutto, nel capitolo immediatamente a seguito di cotale citazione San Bellarmino insegna quanto segue.
Si rifletta un attimo, ora. Nel capitolo 29 San Roberto afferma l'impossibilità di giudicare, di punire e di deporre il Papa. Nel capitolo 30 egli scandisce che un eretico manifesto cessa di essere il Papa, ossia, viene deposto, e che egli può essere giudicato e punito dalla Chiesa Cattolica.
La domanda all'obiettore è la seguente:
San Roberto Bellarmino, De Romano Pontefice, Libro 2, Capitolo 29
Non si può giudicare, punire né deporre un Papa.
San Roberto Bellarmino, De Romano Pontefice, Libro 2, Capitolo 30
Un Papa manifestamente eretico è deposto, giudicato e punito.
San Roberto Bellarmino fu né un idiota né si contraddisse. Egli è un dottore della Chiesa Cattolica e sapeva esattamente ciò che stava esprimendo. È palesemente ovvio, dunque, che egli non si riferisce ad un "Papa" manifestamente eretico nel capitolo 29, egli, invece, si riferisce ad un Papa offrente un malvagio esempio, non essente un eretico manifesto. Il contesto del capitolo ciò conferma oltre ogni dubbio.
Il capitolo 29 coinvolge la lunga confutazione di San Roberto delle 9 argomentazioni favorenti la posizione donde un Papa è soggetto al potere secolare, ad un imperatore, ad un re e così via, ed ad un concilio ecumenico, l'eresia del conciliarismo. Durante il medioevo l'eresia del conciliarismo, sottomettere un Papa ad un concilio ecumenico, divenne un grande problema. Nello smentire tale eresia San Roberto Bellarmino affermò che mentre un Cattolico può opporre resistenza ad un vero Papa egli non lo può deporre, finanche se il Papa offrisse un malvagio esempio, disturbasse lo stato o mietesse le anime mediante tali sue azioni. Egli discusse di un Papa malvagio non essente un eretico manifesto, poiché egli avrebbe trattato della reazione propria all'eresia manifesta nel capitolo successivo. È assai semplice. Egli scandisce che un eretico manifesto non è considerato il Papa nel capitolo successivo.
Con ciò a mente l'obiezione sollevata dagli scritti di San Bellarmino contro il sedevacantismo è confutata. Egli non discute di un eretico manifesto nel capitolo 29, bensì di un vero Papa agente in maniera inappropriata, in quanto spiega che un "Papa" manifestamente eretico è deposto, giudicato e punito nel capitolo 30. È un peccato mortale di omissione a carico degli scrittori "Cattolici" quello di citare continuamente il passaggio del capitolo 29 senza offrire la dichiarazione di San Roberto Bellarmino sui "Papi" manifestamente eretici presente nel capitolo 30. Fra tali persone si includono coloro scriventi per alcune delle più popolari pubblicazioni "tradizionali". Tali scrittori sopprimono l'insegnamento di San Roberto del capitolo 30, assieme a tutti gli altri santi, Papi e canonisti insegnanti che i "Papi" manifestamente eretici perdono il loro ufficio, perciocché essi vogliono ingannevolmente persuadere i loro lettori a pensare che San Roberto Bellarmino condannò il sedevacantismo, quando, in realtà, egli e tutti i padri della Chiesa Cattolica antica sostennero il fatto donde un eretico manifesto non è un Papa.
Nuovamente, San Roberto Bellarmino insegnò quanto segue.
Note di fine sezione 21 (8):
[52] San Roberto Bellarmino, De Romano Pontifice, Parte 2, 30.
[53] San Roberto Bellarmino, De Romano Pontifice, Parte 2, 30.