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Il motivo per cui San Carlo Borromeo teneva il teschio sul suo tavolino
“La memoria della morte fa perdere l’affetto a tutte le cose di questa terra; dice s. Lorenzo Giustiniani[1]. Tutti i beni del mondo si riducono a piaceri di senso, a robe ed onori;[2] ma ben disprezza tutto, chi pensa che tra poco ha da ridursi in cenere, e ad esser posto sotto terra per pascolo di vermi.
Ed in fatti a vista della morte i santi han disprezzato tutti i beni di questa terra. Perciò s. Carlo Borromeo si tenea sul tavolino un teschio di morto per mirarlo continuamente. Il Cardinal Baronio sull’anello teneasi scritto: Ricordati che si muore.[3] Il ven. p. Giovenale Ancina vescovo di Saluzzo tenea scritto sopra un altro teschio di morto il motto: Come tu sei, fui pur io; com’io sono, sarai pur tu. Un altro santo eremita dimandato in morte perchè stesse con tanta allegrezza, rispose; Io ho tenuto spesso avanti gli occhi la morte, e perciò ora ch’è giunta, non vedo cosa nuova.”
Note:
S. Alfonso Maria de’Liguori, Apparecchio alla morte, S. Pier d’Arena, Torino, Libreria Salesiana, 1877, pp. 51-52.
[1] Consideretur vitae terminus & non erit in hoc mundo quid ametur (De Ligno vitae cap. 5)
[2] Omne quod in mundo est, concupiscentia carnis est, concupiscentia oculorum & superbia vitae (1 Ioannis 2, 16)
[3] Memento mori.