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Perché l’inferno deve essere eterno
V'è almeno una ragione principale per la quale l'Inferno deve essere eterno. Il fatto che le sofferenze dell'Inferno sono eterne fa ovviamente parte della Fede Cattolica. Gesù lo afferma chiaramente in pluri-modi: Matteo 25:41; Marco 9:44 e così via. Tale verità è stata ugualmente riaffermata dogmaticamente dalla Chiesa Cattolica. Anche sapendo che tale verità è insegnata nella Sacra Bibbia, molti rimangono turbati da tale pensiero totalmente stupefacente. Si domandano come una punizione, a tal punto inimmaginabile, possa essere giusta. In risposta, molti direbbero che un'offesa verso la maestà infinita di Dio merita sol che un castigo infinito. Tale è certamente una risposta assai valida. Ciò malgrado, gradirei affrontare tale questione da un altro punto di vista. Ciò che segue è null'altro che la mia opinione spiegante il perché è, sì, ben comprensibile che le pene dell'Inferno siano e sono eterne.
Una ragione primordiale per la quale l'Inferno deve essere eterno è che la sola condizione che importa all'uomo è il presente. Ad esempio, ci si immagini di vivere in una zona del mondo freddissima. Si presuma di avere avuto del riscaldamento durante i 10 anni passati, ma quest'anno una catastrofe ha distrutto la propria regione lasciandola priva di riscaldamento in pieno Inverno. Si gela e si trema. Il fatto di avere avuto del riscaldamento durante i 10 anni passati renderebbe qualcuno gioioso? Giacché si gela quest'Inverno, no, tale pensiero non aiuterebbe. Tutto ciò che conta è che questo Inverno non si avrà il riscaldamento. È, dunque, giusto affermare che tutto ciò che importa è la propria presente condizione. Parimenti, si supponga di non avere avuto del riscaldamento durante i 10 anni passati, ma che quest'anno ce lo si sia procurato per affrontare l'Inverno. Il fatto di non avere avuto il riscaldamento l'anno passato e l'anno scorso prima di esso renderebbe qualcuno scontento, mentre ora si siede comodamente e al caldo? No. Tutto ciò che conta è che al presente si avrebbe calore. Tutto ciò che importa è la propria condizione attuale.
La medesima verità si applica a tutte le cose della vita, compresi i piaceri effimeri della gente di questo mondo. Bisogna sottolineare che nessuno di questi piaceri passeggeri può portare una felicità vera e duratura, poiché l'uomo è stato creato per Dio: non potendo essere pienamente soddisfatto in alcun altro fuorché in Lui. Tale argomento si verificherebbe qualora si considerasse ciò che segue. Coloro i quali si glorificano della loro grande celebrità attuale, o grande ricchezza, o grande successo, o grande bellezza non sono preoccupati dal fatto che non lo possedevano dieci o venti anni fa. Tutto ciò che conta per loro è che essi sono celebri, o prosperi o belli nel presente, nell'adesso. Tutto ciò che conta per l'uomo è la condizione presente. Per conseguenza, qualora le sofferenze dell'Inferno si arrestassero ad un dato momento, in tale momento la condizione della persona punita diverrebbe libera dal castigo. Non soffrirebbe alcun dolore. Poiché lo stato presente ed attuale è tutto ciò che conta per l'uomo, il risultato per l'uomo punito consisterà nella non piena pena.
Così, dunque, ove si riflettesse seriamente, sarebbe giusto e corretto affermare che una punizione che non è eterna sarebbe, in fondo, una non-punizione, un non-castigo. Perché se la punizione si arrestasse ad un dato momento, allora la condizione finale dell'uomo punito, ossia, tutto ciò che conterà per tale individuo, sarebbe uno stato di assenza di castigo. Certuni potrebbero obiettare: cosa ne è delle pene del Purgatorio? Esse terminano ad un dato momento, eppure esse sono dei veri castighi. La risposta è che i castighi del Purgatorio possono cessare in un'assenza di punizione, ed anche presto, perché essi sono, effettivamente, equivalenti ad una disciplina d'amore, fatta per un nostro più grande bene. Sono punizioni purificanti destinate agli amici di Dio che muoiono in stato di grazia, non ai suoi nemici. Essi sono fatti per rendere una persona degna di una più grande gioia e di una ricompensa, non per riversare la collera di Dio e la Sua vendetta su una persona che è da Lui stata giudicata, in prima istanza, come persona condannata.
Pertanto, tali castighi non sono nella medesima categoria di quelli che Dio infligge a coloro che muoiono in stato di peccato mortale. Coloro che muoiono in uno stato di offesa mortale verso la dignità di Dio, debbono essere puniti in una maniera reale e vendicativa. La punizione inflitta a tale gente ha per obbiettivo il riversare la collera di Dio sui Suoi nemici, come afferma Deuteronomio 32:35: “la vendetta è mia, e li ripagherò a tempo debito." Una tale punizione non potrebbe essere veritiera ove non equivalente, come risultato finale, ad una punizione ma ad uno stato di assenza di punizione. Il solo modo per cui tale vendetta divina possa avere un risultato finale equivalente ad una punizione, piuttosto che uno stato di assenza di punizione, sarebbe un stato presente di malore senza interruzione. È per ciò che l'Inferno deve essere eterno.