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La reale ragione per cui Gesù Cristo è la luce del mondo
Giovanni 8:12: "E Gesù di nuovo parlò loro, dicendo: Io son la luce del mondo; chi mi seguita non camminerà nelle tenebre, anzi avrà la luce della vita."
Tale frase fu, appunto, Gesu-Cristo a pronunziarla. Tuttavia, ciò che la maggior parte delle persone non realizza è che Gesù fece tale profonda dichiarazione all'apice della festa Ebraica dei Tabernacoli. Se gli atei, i liberali e sì persino gli Ebrei realizzassero la specificità sovrannaturale con la quale Gesu-Cristo adempiette tutte le profezie ed i tipi del Vecchio Testamento essi si inginocchierebbero e si pentirebbero per la loro immonda infedeltà.
Allorché Gesù proclamò: "Io sono la luce del mondo", Egli si trovava a Gerusalemme. Egli ivi era per la festa dei Tabernacoli, del Vecchio Testamento. In Giovanni Capitolo 7 si apprende che Gesù si recò quivi per tale festività. Tale osservanza, durante una settimana, era una delle più importanti del Vecchio Testamento. Essa commemorava la protezione operata da Dio nei confronti del popolo Ebraico durante i loro 40 anni passati nel deserto. Essa incominciò ad essere osservata sin dai tempi di Mosè, circa 1000 anni avanti la nascita di Gesu-Cristo.
All'epoca di Gesù 2 erano le importantissime cerimonie caratterizzanti cotale commemorazione. La prima era la cerimonia del versamento dell'acqua, mentre la seconda era la cerimonia dell'illuminazione. Al tempo della cerimonia del versamento dell'acqua il sommo sacerdote guidava una processione dal Tempio di Gerusalemme sino alla fontana di Siloam o Sciloh. Una volta giunto a destinazione questi riempiva una brocca con dell'acqua. Dopodiché, egli rimenava la grande processione al Tempio, al suono di trombe, di canti e di esclamazioni. Man mano che la processione si spostava egli citava a gran voce Isaia.
Isaia 12:3: "E voi attingerete, con allegrezza, le acque dalle fonti della salute;"
Allorché il sommo sacerdote giungeva al Tempio egli versava dell'acqua in un vaso, mentre la congregazione cantava un salmo dai Salmi.
Salmi 118:25: "Deh! Signore, ora salva; Deh! Signore, ora prospera."
Tale cerimonia dell'acqua faceva parte della festa dei Tabernacoli già da 100 anni avanti la nascita di Gesu-Cristo. Essa significava il ringraziamento a Dio per l'abbondanza d'acqua e di pioggia. Essa fu inclusa nella festa dei Tabernacoli poiché la sua commemorazione conteneva svariati elementi. Uno di questi era il "raggruppamento", un festività agricola. La festa dei Tabernacoli vantava la bontà di Dio, il fatto che Egli fornisse una raccolta per l'alimentazione e dell'acqua per la concezione e per la sopravvivenza. Fu durante gli ultimi giorni della festa, all'apice dell'avvenimento, che Gesù fece la Sua proclamazione.
Giovanni 7:37-38: "Or nell'ultimo giorno, ch'era il gran giorno della festa, Gesù, stando in piè, gridò, dicendo: Se alcuno ha sete, venga a me, e beva. Chi crede in me, siccome ha detto la scrittura, dal suo seno coleranno fiumi d'acqua viva."
Ciò che Egli intese non poté essere smentito.
Durante il corso della festa, allorquando essi cantavano le parole d'Isaia: "E voi attingerete, con allegrezza, le acque dalle fonti della salute", e quelle del salmo: "Deh! Signore, ora salva; Deh! Signore, ora prospera.", Gesù Si levò e gridò a tutta la folla che se alcuno avesse avuto sete egli sarebbe dovuto andare a Lui e che tutti coloro credenti in Lui avrebbero avuto fiumi d'acqua viva in loro. All'apice dell'avvenimento, riconoscente a Dio la provvidenza dell'acqua per la loro sopravvivenza, Gesù Si identificò come il Dio Che fornì l'acqua nel deserto agli Israeliti. Non era più necessario significarLo nelle loro feste: Egli era lì, in quel momento, in persona, in loro presenza. L'acqua viva che Egli avrebbe loro fornito sarebbe stato lo Spirito che li avrebbe menati verso la vita eterna: un fiume senza fine che li avrebbe dissetati per sempre.
Un autore di novelle, avrebbe egli mai potuto concepire una tale storia? Una essente possente, commovente e semplice al medesimo tempo? Una cambiante per sempre tutta la storia dell'umanità e della Terra? Una per tutti gli uomini e per tutte le donne di non importa quale classe o rango? Una così ricca che nessuno fra coloro definentisi Cristiani ha ancora scoperto la profondità del suo senso e del suo compimento? Concepire una storia donde Gesù adempia così precisamente il compimento della cerimonia del versamento dell'acqua? No, non avrebbe potuto.
La proclamazione di Gesù indicante che Egli era il compimento della cerimonia del versamento dell'acqua, che Egli era il Dio che avrebbe estinto la loro sete, che Egli era Colui Il quale li avrebbe salvati, discute dell'assoluta autenticità del conto Biblico reso circa Gesù e del fatto per cui Gesù avrebbe adempiuto tutti i tipi e tutte le profezie del Vecchio Testamento.
Vi è, ciò nondimeno, dell'altro. L'altra cerimonia facente parte della festa dei Tabernacoli all'epoca di Gesù era la cerimonia dell'illuminazione. Durante la cerimonia dell'illuminazione dei giganteschi candelabri venivano installati nella parte del Tempio appellata "la parte delle donne". I candelabri, dai 22 metri d'altezza, emettevano della luce mirabile da tutta Gerusalemme. La "misna", un'opera rabbinica Giudaica, detta a riguardo: "Non vi era giardino a Gerusalemme che non risplendesse luce". La cerimonia dell'illuminazione serviva a rimembrare la presenza di Dio in mezzo al popolo, dall'esodo Egizio in poi.
Esodo 13:21-22: "E il Signore camminava davanti a loro; di giorno, in una colonna di nuvola, per guidarli per lo cammino; e di notte, in una colonna di fuoco, per illuminarli; acciocché camminassero giorno e notte. Egli non rimosse dal cospetto del popolo la colonna della nuvola di giorno, né la colonna del fuoco di notte."
Dio Si fece una colonna di fuoco di modo da fornire loro la luce.
Neemia 9:12 [2 Esdra 9:12 nella Bibbia Cattolica Martini]: "E li conducesti di giorno con una colonna di nuvola, e di notte con una colonna di fuoco, per illuminarli nella via per la quale aveano da camminare."
Dio Che Si rivelò nel cespuglio ardente, Dio al sol Quale appartiene l'esistenza eterna, Dio appellanteSi "Io sono", li condusse sotto forma di colonna di nuvola il giorno e di colonna di fuoco la notte. La festa dei Tabernacoli era dedicata alla rimembranza di tale Divina presenza. Il primo aspetto di tale festa era la costruzione delle capanne, detti tabernacoli, nei quali gli Israeliti abitavano temporaneamente per rammentarsi le loro condizioni passate in mezzo al deserto. La cerimonia dell'illuminazione richiamava la presenza di Dio: Colui Il quale fu la luce in mezzo alle tenebre.
Fu al mattino, dopo che la festa dei Tabernacoli aveva preso fine, quando le torce trasmettenti la luce lungo tutta Gerusalemme bruciavano ancora, che Gesù proclamò ciò che segue.
Giovanni 8:12: "E Gesù di nuovo parlò loro, dicendo: Io son la luce del mondo; chi mi seguita non camminerà nelle tenebre, anzi avrà la luce della vita."
Non v'è dubbio alcuno circa il suo significato: Gesù Si identificò come il Dio Che un tempo fu stato la colonna di fuoco donante loro la luce. In quel momento, Esso era lì e non vi era più bisogno di significarLo nella loro festa. Coloro i quali Lo avrebbero seguito sinceramente avrebbero giammai visto le tenebre. Essi avrebbero avuto l'eterna luce della vita.
Tuttavia, è presente un'ulteriore indicazione Divina in ciò che Gesù disse loro. Essa serviva a confutare direttamente le critiche da Lui subite. Solamente qualche verso prima che Gesù Si riveli luce del mondo, in Giovanni 7:52, si legge che certuni Farisei obiettarono le profezie di Gesù, sulla base del fatto che Egli era Galileo.
Giovanni 7:52: "Essi risposero, e gli dissero: Sei punto ancor tu di Galilea? investiga, e vedi che profeta alcuno non sorse mai di Galilea."
Essi affermarono che un profeta, Dio incarnato, il più grande di tutti i profeti, non sarebbe potuto provenire dalla Galilea. Nondimeno, asserendo che Egli era la luce del mondo, Gesù indicò non meramente che Egli era il compimento della loro festa dei Tabernacoli, il Dio aventeli donato la luce nel deserto, bensì, in maniera sottile, diresse la loro attenzione verso un'altra profezia di Isaia. Essa tratta della luce che il Messia avrebbe portato, associando tale luce alla Galilea.
Isaia 8:23; 9:1 [Isaia 9:1-2 nella Bibbia Cattolica Martini]: "Perciocché colei che fu afflitta, non sarà più ravvolta in tenebre. Come al tempo di prima Iddio avvilì il paese di Zabulon, e il paese di Neftali, così, nel tempo posteriore, egli riempirà di gloria il paese dalla parte del mare, di là dal Giordano, la Galilea de' Gentili. Il popolo che camminava nelle tenebre, ha veduta una gran luce; la luce è risplenduta a quelli che abitavano nella terra dell'ombra della morte."
Pertanto, mediante una fracassante risposta, Gesù non indicò solamente la Sua presenza come colonna di fuoco e come luce del mondo, il vero compimento di ciò che essi tentavano di significare di generazione in generazione, bensì Egli confutò simultaneamente le loro obiezioni circa le Sue dichiarazioni. Inoltre, dirigendo l'attenzione su di Isaia Gesù conduce verso un'altra profezia Messianica dello stesso, 700 anni avanti la nascita del Cristo.
Isaia 9:5-6 [Isaia 9:6-7 nella Bibbia Cattolica Martini]: "Perciocché il Fanciullo ci è nato, il Figliuolo ci è stato dato; e l'imperio è stato posto sopra le sue spalle; e il suo Nome sarà chiamato: L'Ammirabile, il Consigliere, l'Iddio forte, il Padre dell'eternità, il Principe della pace. Vi sarà senza fine accrescimento d'imperio e di pace, sopra il trono di Davide, e sopra il suo regno; per istabilirlo, e per fermarlo in giudicio, e in giustizia, da ora fino in eterno. La gelosia del Signor degli eserciti farà questo."
Isaia profetizzò che Dio onnipotente sarebbe nato come fanciullo e che Egli Si sarebbe seduto sul trono di Davide. Gesù adempiete tutto ciò, annunciandolo al tempo della festa dei Tabernacoli. Ciò ci conduce verso un altro fatto: il motivo per cui è peccato mortale osservare le cerimonie del Vecchio Testamento appresso la promulgazione del Vangelo.
Molti falsi Cristiani celebrano spesso tali obsolete feste del Vecchio Testamento, dicentisi allo stesso tempo credenti Cristiani. Parimenti, anche non facendolo personalmente molte persone affermano che non vi sarebbe problema alcuno nell'osservare cotali feste. Ciò è grave, falso e blasfemo. Infatti, durante il Concilio di Firenze, la Chiesa Cattolica dichiarò dogmaticamente che giacché il Cristo compì le vecchie cerimonie e le feste del Vecchio Testamento esse sono decedute e che sarebbe peccato mortale persistere nell'osservarle. San Tommaso Aquino spiegò anche il motivo per cui continuare a praticare suddette feste, appresso la promulgazione del Vangelo, equivarrebbe a rinnegare il Cristo.
San Tommaso Aquino, Summa Teologica, Parti 1-2, questione 103, articolo 4: "Occorre rispondere che tutte le cerimonie sono delle manifestazioni di fede, nelle quali è attivo il culto interiore di Dio. Ora, l'uomo può manifestare la sua fede interiore mediante le sue opere e le sue parole. In entrambi i casi, ove egli esprimesse cosa falsa egli peccherebbe mortalmente. Poiché essi, coloro i quali precedettero il Cristo, dichiararono: ecco che la Vergine concepirà e partorirà un figliolo, mettendo tali verbi al futuro, noi rendiamo il medesimo pensiero mettendoli al passato. Così noi diciamo che la Vergine concepì e che ella partorì. Parimenti, le cerimonie della Vecchia Legge indicavano che il Cristo sarebbe nato e che Egli avrebbe sofferto, mentre i nostri Sacramenti indicano che Egli è nato e che Egli ha sofferto. Per conseguenza, siccome si peccherebbe mortalmente ove si pronunziasse, nella propria professione di fede, che il Cristo deve ancora nascere, ciò che i patriarchi affermarono con tanta pietà e verità, ugualmente si commetterebbe un peccato mortale qualora si osservassero le cerimonie che gli Ebrei osservavano con tanto zelo e fedeltà."
In altri termini, poiché le cerimonie della Vecchia Legge si rivolgevano inverso al Cristo, Il quale sarebbe venuto a compierle, osservarle, appresso la Sua venuta, sarebbe negare la verità donde Gesu-Cristo venne e le adempiette.
Con tutte tali dimostrazioni a mente, qualunque persona ragionevole ed onesta non potrebbe negare il progetto Divino presente nelle proclamazioni di Gesu-Cristo al tempo della festa dei Tabernacoli. Egli fu l'acqua nel deserto, la luce nelle tenebre. Nessuno autore di novelle avrebbe potuto concepire una tale storia. Una così semplice bensì simultaneamente esortante tutte le generazioni di tutti i popoli. Una così consistente e possente da cambiare il mondo intero in tutta la sua storia. Una così profonda che coloro i quali l'hanno studiata durante le loro vite non hanno ancora percepito tutte le sue profondità. Orbene, essa non è finzione, non è novella, non è fantasia. Essa è la storia di Dio, ordinata, compiuta ed adempiuta. Essa fu arrangiata da Dio con la stessa straordinaria precisione e magnificenza mediante la quale la creazione del mondo, e dei suoi contenuti, fu da Lui compiuta. Essa fu ordinata talché le genti conoscessero la Verità e lo scopo della loro esistenza. Ciò volle Dio che esse credessero e facessero: adorare la Verità. Coloro i quali non desiderano rimanere nelle tenebre, ora e sempre, debbono riconoscere ed abbracciare la Luce.
Giobbe 10:21-22: "Avanti che io me ne vada alla terra delle tenebre, Dell'ombra della morte, onde mai non tornerò; Alla terra d'oscurità simile a caligine; D'ombra di morte, ove non è ordine alcuno; E la quale, quando fa chiaro, è simile a caligine."
Matteo 4:16-17: "il popolo che giaceva in tenebre, ha veduta una gran luce; ed a coloro che giacevano nella contrada e nell'ombra della morte, si è levata la luce. Da quel tempo Gesù cominciò a predicare, e a dire: Ravvedetevi, perciocché il regno de' cieli è vicino."