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Concilio di Trento, Sessione 6, Capitolo 4
Notato ciò, tale passaggio del Concilio di Trento non insegna la menzogna donde la giustificazione può prendere luogo per mezzo dell'acqua del Santo Battesimo od il desiderio di essa. Esso scandisce che la giustificazione degli empi non può prendere luogo senza l'acqua del Santo Battesimo od il desiderio di essa. Ciò è totalmente differente dall'idea per la quale la giustificazione possa prendere luogo per mezzo dell'acqua del Santo Battesimo od il desiderio di essa.
Innanzitutto, il lettore dovrebbe notare che tale cruciale passaggio proveniente dal Concilio di Trento è stato tradotto malamente, in maniera orripilante, nella succitata popolare versione del Denzinger intitolata Fonti del dogma Cattolico [Sources of Catholic dogma].
La frase critica "… questa transizione, una volta promulgato il Vangelo, non può prendere luogo senza il lavacro della rigenerazione od un desiderio di esso, … " è stata tradotta malamente, di modo da leggere: "… questa transizione, una volta promulgato il Vangelo, non può prendere luogo eccetto tramite il lavacro della rigenerazione od un desiderio di esso, … ". Tale mala traduzione della parola Latina sine, senza, trovabile nel testo Latino originale,[2] resa come eccetto tramite, altera completamente il significato del passaggio a favore dell'errore del "Battesimo" di desiderio. Ciò è importante da tenere a mente poiché tale mala traduzione viene ancora continuamente utilizzata dagli apologisti del "Battesimo" di desiderio, spesso deliberatamente, finanche nelle recenti pubblicazioni della FSSPX e della CMRI. Ciò detto, si procede con la discussione di ciò che il Concilio di Trento proclamò effettivamente.
Nell'analizzare una corretta traduzione, trovabile in molti libri, il lettore dovrebbe anche notare come, in tale passaggio, il Concilio di Trento insegni la verità donde Giovanni 3:5 deve essere inteso come esso è scritto, in Latino, sicut scriptum est, escludendo qualunque possibilità di salvazione senza essere rinati di acqua nel Sacramento del Santo Battesimo. Non sarebbevi maniera per la quale il "Battesimo" di desiderio sia vero se Giovanni 3:5 fosse da essere inteso come esso è scritto, poiché Giovanni 3:5 detta che ogni uomo deve essere rinato di acqua e dello Spirito Santo onde essere salvato, essente la verità negata dalla teoria del "Battesimo" di desiderio. La teoria del "Battesimo" di desiderio ed un'interpretazione di Giovanni 3:5 come esso è scritto si escludono mutualmente, esse non possono essere vere al medesimo tempo. Ogni proponente del "Battesimo" di desiderio ammetterebbe ciò: è per ciò che tutti loro debbono optare, come sì fanno, per un'interpretazione di Giovanni 3:5 non letterale.
In tale testo Padre Laisney, un feroce difensore del "Battesimo" di desiderio, ammette che qualora il "Battesimo" di desiderio fosse vero Giovanni 3:5 non potrebbe essere compreso come esso è scritto. Egli dunque sostiene che la vera comprensione di Giovanni 3:5 sia tale per cui essa non si applica letteralmente a tutti gli uomini, ovverosia, Giovanni 3:5 non deve essere inteso come esso è scritto. Tuttavia, come comprende la Chiesa Cattolica tali parole? Cosa detta l'appena discusso passaggio proveniente dal Concilio di Trento? Esso detta infallibilmente: "… come è scritto: a meno che un uomo sia rinato di acqua e dello Spirito Santo egli non può entrare nel Regno di Dio, Giovanni 3:5.".
Invece, che cosa dire dell'affermazione delle persone a favore del "Battesimo" di desiderio per cui l'utilizzo della parola o, aut, in Latino, in siffatto passaggio significhi che la giustificazione può prendere luogo mediante l'acqua del Santo Battesimo od il desiderio di essa. Un'analisi accurata della traduzione corretta di tale passaggio mostra come tale affermazione sia ed è falsa. Si supponga che uno affermi: "Questa doccia non può prendere luogo senza l'acqua od il desiderio della doccia stessa.".; significa ciò che una doccia prenda luogo per mezzo del desiderio della medesima? Ciò significa che entrambe sono necessarie alfine della doccia: ed il desiderio e l'acqua.
Oppure, si supponga che uno affermi: "Non può esservi un Santo Matrimonio senza uno sposo od una sposa."; significa ciò che ottenere un Santo Matrimonio con uno sposo e non con una sposa sia possibile? Ovviamente no; ciò significa che entrambi sono necessari ai fini del Santo Matrimonio. Si potrebbero offrire centinaia di altri esempi. Parimenti, siffatto passaggio proveniente dal Concilio di Trento detta che la giustificazione non può prendere luogo senza l'acqua od il desiderio di essa, in altre parole, entrambi sono necessari per la giustificazione; esso non detta che la giustificazione prenda luogo o tramite l'acqua o tramite il desiderio di essa.
Nei contesti conciliari aut, o, veniva utilizzata onde intendere e
In effetti, in altri passaggi del Concilio di Trento e di altri concili la parola Latina aut, o, viene utilizzata in maniera simile. Nella famosa bolla Papale Cantate Domino proveniente dal Concilio di Firenze trovasi la parola Latina aut, o, utilizzata in un contesto rendentela significare in maniera definita e.
Si mira l'utilizzo della parola o, aut, da parte del Concilio di Firenze di modo da possedere un significato equivalente a e. Il concilio dichiarò che non solamente i pagani bensì ancora gli Ebrei o, aut, gli eretici e gli scismatici non possono essere salvati. Significa ciò che o gli Ebrei o gli eretici saranno salvati? Ovviamente no. Ciò significa chiaramente che nessuno fra gli Ebrei e nessuno fra gli eretici può essere salvato. Sicché, tale è un esempio di un contesto in cui la parola Latina aut, o, possiede sì un significato chiaramente equivalente a e. Tale esempio dimostra assolutamente la verità donde la parola Latina aut può essere ed è stata utilizzata, in pronunciamenti solenni magistrali, nella maniera in cui si ritiene essa sia stata utilizzata durante il Concilio di Trento, sessione 6, capito 4.
Nell'introduzione al decreto sulla giustificazione il Concilio di Trento interdice strettamente a chiunque di credere, predicare od insegnare, credere, praedicare aut docere, altro fuorché ciò che è definito e dichiarato nel decreto sulla giustificazione.
Significa o, aut, in tale passaggio che si è solamente interdetti dal predicare il contrario del decreto del Concilio di Trento sulla giustificazione ma che è possibile insegnare il contrario? No; o, aut, ovviamente, significa che sia il predicare che l'insegnare sono azioni vietate, siccome o, nel succitato capitolo 4, significa che la giustificazione non può prendere luogo sia senza l'acqua che il desiderio di essa. Un altro esempio dell'utilizzo di aut onde intendere e, entrambi, durante il Concilio di Trento si trova nella sessione 21, capitolo 2, con riguardo al decreto sulla Santa Comunione sotto entrambe le specie, Denzinger 931.
Significa aut in tale dichiarazione che il decreto del Concilio di Trento non possa essere ripudiato ma che esso possa essere cambiato? No; esso, ovviamente, significa che sia un ripudio che un cambiamento sono interdetti. Tale è un altro esempio di come la parola Latina aut possa essere utilizzata in contesti rendentila significare e od entrambi. Oltretutto, tali esempi, considerata la sintassi dei passaggi, confutano l'affermazione dei sostenitori del "Battesimo" di desiderio, per cui il significato di aut nel capitolo 4 della sessione 6 del Concilio di Trento è tale da favorire il "Battesimo" del desiderio.
Ad ogni modo, perché definì il Concilio di Trento l'effettività donde il desiderio per il Santo Battesimo, assieme al Santo Battesimo stesso, è necessario alfine della giustificazione? Nel passato non si rispose a tale domanda bene quanto si sarebbe potuto, poiché si pensava che il capitolo 4 della sessione 6 del Concilio Trento distinguesse gli adulti dagli infanti. Tuttavia, dell'ulteriore studio del passaggio rivela che in tale capitolo il Concilio di Trento definisce ciò che è necessario ai fini della iustificationis impii:[6] la giustificazione degli empi, vedasi siffatta citazione. Gli impii, empi, non si riferiscono agli infanti, essenti incapaci di commettere i peccati attuali, Concilio di Trento, Sessione 5, Denzinger 791. La parola Latina impii, effettivamente, è una parola fortissima, secondo uno studioso Latino consultato; tale studioso ha ancora concordato con l'ipotesi donde essa sia troppo forte alfine di descrivere un infante, trovantesi solamente nel Peccato Originale. Essa viene talora tradotta come crudeli o peccatori. Laonde, in tale capitolo, il Concilio di Trento tratta di coloro essenti al disopra dell'età della ragione aventi commesso dei peccati attuali: per tali persone il desiderio del Santo Battesimo è necessario ai fini della giustificazione. Difatti, i capitoli della dottrina del concilio di Concilio di Trento sulla giustificazione seguenti, capitoli 5-7, trattano tutti della giustificazione dell'adulto, dimostrando ulteriormente come la giustificazione dei peccatori adulti caratterizzi il contesto, soprattutto a fronte della considerazione della parola impii. È per ciò che il capitolo detta che la giustificazione non può prendere luogo senza l'acqua del Santo Battesimo od il desiderio di essa: entrambi sono ivi necessari.
Un'interessante lettera elettronica riguardante tale passaggio proveniente dal Concilio di Trento
Fatto interessante. L'autore del presente libro inviò una domanda per posta elettronica ad una studiosa di Latino del Regno Unito circa tale passaggio proveniente dal Concilio di Trento ed il di esso utilizzo della parola o, aut, onde ottenere il suo pensiero a riguardo. Non si conosceva tale persona né si riteneva che essa fosse Cattolica. Essa è una studiosa di Latino presso l'Università di Osforda [Oxford], Regno Unito; si ritiene che essa abbia risposto onestamente ed imparzialmente. La sua risposta è molto interessante e molto importante, specialmente per coloro convinti che il Concilio di Trento abbia insegnato il "Battesimo" di desiderio. Le si scrisse quanto segue:
Essa rispose rispose l'01/12/2003 come segue:
La dichiarazione della Signora White è molto importante e molto interessante nel senso per il quale essa mostra, secondo la di lei professionale opinione come studiosa di Latino, come il passaggio utilizzante o, aut, possa dettare e in maniera definita, essente qualche cosa che i difensori del "Battesimo" di desiderio rigettano assolutamente come impossibile. Ella, inoltre, ammise che l'interpretazione dipende dall'ipotesi per cui si creda o meno che il desiderio per il Santo Battesimo sia sufficiente ai fini della salvezza: una dichiarazione onestissima da parte sua, si ritiene. In aggiunta, ella ciò affermò senza avere ricevuto il resto del contesto, ovvero, la parte in cui, immediatamente a seguito dell'utilizzo delle parole od il desiderio di esso, il Concilio di Trento dichiara la verità donde Giovanni 3:5 è da essere compreso come esso è scritto.
Il punto, dunque, è tale per cui al vero meno tutti i difensori del "Battesimo" di desiderio debbono ammettere che tale passaggio può essere letto in entrambi i modi e che quindi la comprensione dipende dall'ipotesi per cui si creda o meno che il desiderio per il Santo Battesimo sia sufficiente ai fini della salvezza. Ciò malgrado, se un difensore del "Battesimo" di desiderio ammettesse, come dovrebbe fare in onestà, che tale passaggio possa non insegnare il "Battesimo" di desiderio allora egli ammetterebbe che la di esso comprensione deve essere raccolta non solamente dal contesto immediato, affermante Giovanni 3:5 come esso è scritto e quindi escludente il "Battesimo" di desiderio, ma ancora da tutte le altre dichiarazioni concernenti il Santo Battesimo e la giustificazione avanzate durante il Concilio di Trento. Pertanto, che cosa dettano tutti gli altri passaggi concernenti la necessità del Santo Battesimo alfine della salvazione provenienti dal Concilio di Trento? Insegnano essi una comprensione aperta al "Battesimo" di desiderio od escludono essi qualunque salvazione senza il Santo Battesimo di acqua? La risposta è innegabile.
L'interpretazione di o come e, nel capitolo 4 della sessione 6 del Concilio di Trento, non è solamente possibile bensì perfettamente compatibile con tutte tali infallibili definizioni, mentre l'interpretazione di o come qualche cosa significante il "Battesimo" di desiderio è incompatibile con tutte tali definizioni, menzionando soprattutto nemmeno le parole come esso è scritto: "A meno che un uomo sia rinato di acqua e dello Spirito egli Santo egli non può entrare nel Regno di Dio.", giungenti immediatamente a seguito e nella medesima frase di od un desiderio di esso.
L'interpretazione di o come qualche cosa significante il "Battesimo" di desiderio è ancora incompatibile con l'insegnamento del Concilio di Firenze circa Giovanni 3:5, non potendo esistere disarmonia tra i concili dogmatici.
L'interpretazione di o come qualche cosa significante il "Battesimo" di desiderio è anche incompatibile con l'estesa definizione del Concilio di Trento riguardante le cause della giustificazione presente solamente 3 capitoli dopo. Solamente 3 capitoli appresso il Concilio di Trento elenca 4 cause per la giustificazione degli empi.
Nell'elencare tutte le cause di giustificazione perché non menzionò il Concilio di Trento la possibilità del "Battesimo" di desiderio? Esso detenne ampia opportunità per ciò operare, siccome esso chiaramente insegnò non meno di 3 volte la realtà donde le grazie del Sacramento della Penitenza possono essere ottenute mediante il desiderio per tale Sacramento, Concilio di Trento, sessione 14, capitolo 4, e 2 volte sessione 6, capitolo 14. Nondimeno, il "Battesimo" di desiderio è menzionato in nessun luogo, semplicemente perciocché esso non è vero. Oltretutto, è ulteriormente interessante considerare che la parola desiderio compare non nel capitolo 7 della sessione 6 del Concilio di Trento circa le cause della giustificazione ma nel capitolo 4 della medesima, in cui il Concilio di Trento tratta di ciò che non può mancare nella giustificazione degli empi, ossia, né l'acqua né il desiderio possono mancare nella giustificazione degli empi.
Nulladimeno, alcuni annuncerebbero: "Io comprendo il suo punto e non lo posso negare, ma perché non utilizzò il passaggio la parola e invece di o; non sarebbe stato dunque esso più chiaro?". Tale domanda è risposta nella migliore maniera considerando una serie di cose.
Prima cosa. È d'uopo rimembrare che il passaggio descrive quella cosa senza la quale la giustificazione non può prendere luogo, ovverosia, ciò che non può mancare nella giustificazione; esso non detta che la giustificazione prende luogo o per mezzo dell'acqua o per mezzo del desiderio di essa.
Seconda cosa. Il Concilio di Trento non dovette utilizzare e perciocché o può significare e nel contesto delle parole offerte dal passaggio, come già mostrato.
Terza cosa. Coloro chiedenti tale domanda dovrebbero considerarne un'altra, ossia: "Se il 'Battesimo' di desiderio fosse vero e se esso fosse stato l'insegnamento del Concilio di Trento perché mai non menzionò il Concilio di Trento in alcun luogo, ancorché abbia avuto così tante opportunità per farlo, che si può essere giustificati senza il Sacramento del Santo Battesimo o prima che il Sacramento del Santo Battesimo venga ricevuto, siccome operato chiaramente e ripetutamente con riguardo al Sacramento della Penitenza?". Tale sorprendente omissione, ovviamente frutto dell'interdizione imposta dallo Spirito Santo al Concilio di Trento di insegnare il "Battesimo" di desiderio nelle sue molte dichiarazioni concernenti l'assoluta necessità del Santo Battesimo ai fini della salute, conferma semplicemente i punti disopra stabiliti, poiché ove il passaggio intendesse il "Battesimo" di desiderio esso lo avrebbe manifestato.
Quarta cosa. Si risponde a cotale domanda nella migliore maniera mediante un esempio parallelo. Nel 381 DC il Concilio di Costantinopoli definì la realtà per la quale lo Spirito Santo procede dal Padre. Il Concilio di Costantinopoli non dichiarò che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figliolo. L'omissione delle parole ed il Figliolo, Filioque, in Latino, fece sì che innumerevoli milioni di persone concludessero erroneamente la falsità donde lo Spirito Santo non procede dal Figliolo, un'eresia dipoi condannata dalla Chiesa Cattolica. Se il Concilio di Costantinopoli avesse semplicemente incluso una piccola dichiarazione per la quale lo Spirito Santo procede ancora dal Figliolo esso avrebbe eliminato oltre 1000 anni di controversia con gli Scismatici Orientali, una controversia continuante ancora oggi. L'inclusione di tale piccola frase, ed il Figliolo, durante il Concilio di Costantinopoli avrebbe probabilmente inibito la partenza di milioni di persone dalla Chiesa Cattolica ai fini di abbracciare la cosiddetta Ortodossia Orientale, dacché i cosiddetti Ortodossi Orientali pensavano e pensano ancora che l'insegnamento della Chiesa Cattolica donde lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figliolo sia contrario al Concilio di Costantinopoli, avente solamente scandito che lo Spirito Santo procede dal Padre.
Sicché, errò il Concilio di Costantinopoli? Ovviamente no. Ciò malgrado, sarebbe il Concilio di Costantinopoli stato più chiaro nell'aggiungere tale piccola frase eliminante una controversia? Assolutamente sì. Pertanto, perché permise Iddio che tale controversia avvenisse, quando avrebbe potuto evitarla ispirando semplicemente i padri conciliari presenti a Costantinopoli, Turchia, nel 381 DC di modo da includere tale piccola frase? La risposta è che vi debbono essere delle eresie.
Iddio permette alle eresie di sorgere onde mirare chi creda alla verità e chi non vi creda, onde mirare chi osservi la verità sinceramente e chi perverta le cose alfine di calzare i suoi eretici desideri. Iddio permette giammai ai Suoi concili, come quello di Costantinopoli, Turchia, e quello di Trento, Italia, di insegnare errore alcuno, nondimeno, Egli può permettere alla verità di essere dichiarata in maniere offrenti alle persone l'opportunità di distorcere e pervertire il significato delle parole utilizzate, ove desiderato, come operato dagli Scismatici Orientali con riguardo all'omissione della frase ed il Figliolo da parte del Concilio di Costantinopoli.
Infatti, importa neppure se qualche padre conciliare durante il Concilio di Costantinopoli credesse che lo Spirito Santo non proceda dal Figliolo, essendovi probabilmente stati alcuni padri conciliari non credenti nella verità per la quale lo Spirito Santo procede dal Figliolo: tutto ciò che importa è quello che dichiarò effettivamente il Concilio di Costantinopoli, una dichiarazione asserente nulla di contrario al fatto donde lo Spirito Santo procede sì dal Figliolo. Le intenzioni dei padri conciliari durante il Concilio di Costantinopoli o qualunque altro concilio hanno nulla a che fare con l'Infallibilità Papale. Tutto ciò che importa è quello che il dogma Universale approvato dal Papa dichiara o finalizza nella Professione di Fede Universale.
È interessante notare il fatto per cui numerosi Papi sottolinearono che i padri del Concilio di Calcedonia stilarono un canone, il ventottesimo, elevante lo stato del vescovo di Costantinopoli, Turchia. I padri del Concilio di Calcedonia, dunque, intesero elevare lo stato della sede di Costantinopoli, Turchia, mediante la stesura del canone 28. Tuttavia, il canone venne rigettato da Papa San Leone Magno durante la sua conferma degli atti del Concilio di Calcedonia, indi considerato privo di valore.
Ciò mostra la realtà per la quale l'intenzione od i pensieri dei padri conciliari presso un concilio generale significano nulla: essi sono privi di valore. Tutto ciò che importa è quello che la Chiesa Cattolica effettivamente dichiara. Laonde, il fatto per il quale alcuni dei padri conciliari durante il Concilio di Trento e persino degli eminenti e santi teologi dopo il Concilio di Trento pensavano che cotale passaggio proveniente dal Concilio di Trento insegnasse il "Battesimo" di desiderio significa nulla, poiché anche i padri conciliari durante il Concilio di Calcedonia pensavano che il concilio elevasse lo stato della sede di Costantinopoli, Turchia, quando invece ciò non faceva, siccome alcuni dei padri conciliari durante il Concilio di Costantinopoli probabilmente pensavano che il concilio negasse la verità donde lo Spirito Santo procede dal Figliolo, quando invece ciò non faceva. La sintesi è che solamente quelle cose effettivamente dichiarate dai concili e finalmente approvate importano: esse e niente altro. Dunque, suddetto passaggio proveniente dal Concilio di Trento non insegna il "Battesimo" di desiderio, esso non insegna che il desiderio giustifichi senza il Santo Battesimo, esso non contiene errore.
Il fatto è che Iddio Si assicurò che le parole come è scritto venissero incluse in tale esatta frase onde garantire che il Concilio di Trento non insegnasse il "Battesimo" di desiderio per mezzo della propria sintassi presente in tale messaggio. Il passaggio quindi insegna, come è scritto: a meno che un uomo sia rinato di acqua e dello Spirito Santo egli non può entrare nel Regno di Dio. Oltretutto, se ciò che i proponenti del "Battesimo" di desiderio affermano fosse corretto si osserverebbe il Concilio di Trento insegnare che Giovanni 3:5 non è da intendersi come esso è scritto, talché il desiderio del Santo Battesimo sia talora sufficiente ai fini della salvezza, nella prima parte della frase, contraddicendosi simultaneamente nella seconda parte della frase nell'ordinare di intendere Giovanni 3:5 come esso è scritto, sicut scriptum est. Ciò, tuttavia, è ovviamente assurdo. Coloro ostinatamente insistenti che tale passaggio insegni il "Battesimo" di desiderio sono semplicemente in errore, in contraddizione con le esatte parole offerte nel passaggio circa Giovanni 3:5. L'inclusione di come è scritto: "A meno che un uomo sia rinato di acqua e dello Spirito Santo egli non può entrare nel Regno di Dio, Giovanni 3:5." mostra la perfetta armonia di tale passaggio proveniente dal Concilio di Trento con tutti gli altri passaggi dello stesso concilio e con quelli degli altri concili, affermanti l'assoluta necessità del Santo Battesimo di acqua ai fini della salvezza senza eccezione alcuna.
Note finali:
[1] Enrico Denzinger, Le fonti del dogma Cattolico [The sources of Catholic dogma], 1957, Compagnia del libro di Herder [Herder book company], SUA, numero 796; Decreti dei concili ecumenici [Decrees of the ecumenical councils], Volume 2, 1990, Stamperia dell'Università di Giorgiovilla [Georgetown University press], SUA, pagina 672.
[2] Enrico Denzinger, Enchiridion Symbolorum, 1937, SUA, numero 796.
[3] Decreti dei concili ecumenici [Decrees of the ecumenical councils], Volume 1, 1990, Stamperia dell'Università di Giorgiovilla [Georgetown University press], SUA, pagina 578; Enrico Denzinger, Le fonti del dogma Cattolico [The sources of Catholic dogma], 1957, Compagnia del libro di Herder [Herder book company], SUA, numero 714.
[4] Enrico Denzinger, Le fonti del dogma Cattolico [The sources of Catholic dogma], 1957, Compagnia del libro di Herder [Herder book company], SUA, numero 792 a.
[5] Enrico Denzinger, Le fonti del dogma Cattolico [The sources of Catholic dogma], 1957, Compagnia del libro di Herder [Herder book company], SUA, numero 931.
[6] Enrico Denzinger, Enchiridion Symbolorum, 1937, SUA, numero 796.
[7] Catechismo del Concilio di Trento [Catechism of the Council of Trent], 1982, Libri TAN [TAN books], SUA, pagina 180.
[8] Enrico Denzinger, Le fonti del dogma Cattolico [The sources of Catholic dogma], 1957, Compagnia del libro di Herder [Herder book company], SUA, numero 796; Decreti dei concili ecumenici [Decrees of the ecumenical councils], Volume 2, 1990, Stamperia dell'Università di Giorgiovilla [Georgetown University press], SUA, pagina 672.
[9] Enrico Denzinger, Le fonti del dogma Cattolico [The sources of Catholic dogma], 1957, Compagnia del libro di Herder [Herder book company], SUA, numero 861; Decreti dei concili ecumenici [Decrees of the ecumenical councils], Volume 2, 1990, Stamperia dell'Università di Giorgiovilla [Georgetown University press], SUA, pagina 685.
[10] Enrico Denzinger, Le fonti del dogma Cattolico [The sources of Catholic dogma], 1957, Compagnia del libro di Herder [Herder book company], SUA, numero 791; Decreti dei concili ecumenici [Decrees of the ecumenical councils], Volume 2, 1990, Stamperia dell'Università di Giorgiovilla [Georgetown University press], SUA, pagine 666 667
[11] Enrico Denzinger, Le fonti del dogma Cattolico [The sources of Catholic dogma], 1957, Compagnia del libro di Herder [Herder book company], SUA, numero 858.
[12] Enrico Denzinger, Le fonti del dogma Cattolico [The sources of Catholic dogma], 1957, Compagnia del libro di Herder [Herder book company], SUA, numero 696; Decreti dei concili ecumenici [Decrees of the ecumenical councils], Volume 1, 1990, Stamperia dell'Università di Giorgiovilla [Georgetown University press], SUA, pagina 542.
[13] Enrico Denzinger, Le fonti del dogma Cattolico [The sources of Catholic dogma], 1957, Compagnia del libro di Herder [Herder book company], SUA, numeri 799 800.
[14] Enrico Denzinger, Le fonti del dogma Cattolico [The sources of Catholic dogma], 1957, Compagnia del libro di Herder [Herder book company], SUA, numero 1800.
[15] Claudia Carlen, Le encicliche Papali [The Papal encyclicals], Volume 2, 1990, Stamperia Pierian [The Pierian press], SUA, pagina 402.